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domenica 6 settembre 2015

In giro con Andreas Kipar a Milano

di ottavio

Andreas Kipar è un architetto paesaggista di fama internazionale che vive e lavora a Milano, dove ha studio (dall’indicativo nome “Land”) con il collega Charles Jencks. A Milano è stato protagonista in questi anni di molti “progetti (e realizzazioni) di paesaggio”, come vedremo. A Monza è stato responsabile del progetto di riqualificazione dell'area sovrastante il tunnel di Viale Lombardia. Lo scorso anno ha concesso a Novaluna il privilegio di una (affollata) conferenza con riflessioni sul paesaggio urbano, in occasione della Sagra di S. Giovanni, dove non sono mancati, insieme a considerazioni più generali, riferimenti al Parco e alla Villa (vedi alla cronaca della conferenza).
Nel mese di maggio il quotidiano tedesco Die Welt, nel suo numero speciale in italiano edito in occasione dell'Expo, ha voluto dedicargli un articolo sulla sua attività a Milano, a firma di Tobias Bayer, nel quale si manifesta, attraverso le varie realizzazioni, la sua visione di “paesaggio”. Lo riportiamo integralmente qui di seguito.


La città dell'EXPO è una delle metropoli più frenetiche e densamente popolate d'Europa. L'architetto paesaggista Andreas Kipar le ha regalato nuove direttrici verdi. I suoi parchi invitano alla contemplazione.

Un’oasi a nord ovest di Milano: il Parco del Portello
Zona Fiera: palazzi direzionali grigi, un supermercato. Tutt’intorno il fragore: incessante del traffico. Al centro di questo tipico, frenetico paesaggio milanese s'innalza una spirale verde. Dietro si cela uno stagno, adagiato su un avvallamento come un piccolo lago di montagna. Silenzio. L'oasi a nordovest di Milano si chiama Parco del Portello. Qui prima sorgevano gli stabilimenti dell'Alfa Romeo, poi arrivarono Charles Jencks e Andreas Kipar e trasformarono la zona industriale dismessa in uno spazio verde. L'architetto paesaggista tedesco è seduto su una panchina al centro del parco. La particolarità del Portello? “La calma assoluta nella zona interna con lo specchio d’acqua che pare rispecchiare il cielo. E poi la spirate che punta verso l'alto come una rapida capovolta e impone movimento al tutto", dice Kipar. “Dietro ricomincia il frastuono".
Andreas Kipar nel parco del Portello
Milano, la città dell’Esposizione Universale, è un moloch con 1,3 milioni di abitanti. Innumerevoli banche, cinema, discoteche e centri commerciali si susseguono addossati l’uno all'altro. La metropoli lombarda è la città d'Europa con la più alta densità di popolazione: dai 7000 agli 8000 abitanti per chilometro quadrato. Per fare un paragone, a Monaco di Baviera sono appena 4500. A Milano i ritmi sono inverosimili: sempre di corsa, il clacson permanentemente in funzione, sgomitate senza sosta. I Tedeschi amanti dell'Italia preferiscono Firenze, Roma, Napoli o Venezia. Chi è alla ricerca di natura sceglie il Lago di Garda, la Toscana o l'Alto Adige, Milano? Al massimo conoscono il Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele o La Scala. Nell'immaginario collettivo Milano non è sinonimo di gioia di vivere ma di dinamismo e operosità. Un pezzo .di Prussia smarritosi al sud.
L'Esposizione Universale è l'occasione per scoprire un'altra Milano, il paesaggista Andreas Kipar ne ha fatto una missione personale, ed e ormai diventato il pollice verde della città. Dal 1984, quando il professore di architettura dell'Università di Essen, dove studiava, lo mandò all'estero, Kipar vive e lavora a Milano. Da allora l'architetto originario di Gelsenkirchen, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, e il suo studio LAND piantano un albero dietro l'altro, facendo fiorire fabbriche abbandonate e deserti dì cemento.
A poche centinaia di metri dalla stazione s'innalza la "Collina dei ciliegi". Una rampa di scale conduce alla sua sommità, da dove parte un viale fiancheggiato da alberi di ciliegio. Il viale termina in un belvedere, È mezzogiorno, si fa una pausa. Seduti sui muretti, gli stu¬denti pranzano, alcuni sono sdraiati al sole sull'erba dei prati. In lontananza, offuscati dalla caligine, si vedono i grattacieli di Milano. La cima della “Coliina dei ciliegi" è un ottimo punto per godersi il panorama della città. La Collina dei ciliegi è opera di Kipar. Da qui si dischiude l'orizzonte, afferma. Se chiedi a un Italiano del Sud cosa gli manca a Milano, ti risponderà “Mi manca l'orizzonte”. Ovunque in Italia c'è un orizzonte da vedere. “I Siciliani seduti davanti alla porta di casa non guardano nel vuoto, ma verso l’orizzonte". A Milano invece non lo potevano fare. Per questo abbiamo dotato la città di lunghe direttrici, di corridoi verdi".
La passeggiata prosegue a ovest della città. Le prossime tappe sono la stazione di Lambrate e il campus del Politecnico. Il quartiere di Lambrate ha un'aria un po' disordinata e sciatta: ex aree industriali, un paio di spazi verdi, case nuove accanto a casermoni. Un mix caotico che non offre all'occhio alcun punto fisso. Proseguendo verso sudest ci si ritrova in Via Rubattìno, e il paesaggio cambia radicalmente. Gli spazi angusti e squadrati lasciano posto a una piazza d'ampio respiro, sotto i piloni della circonvallazione si estendono un parco e uno specchio d'acqua. In un campo da calcio alcuni ragazzi rincorrono il pallone, dietro l'area verde spiccano i resti abbandonati degli ex stabilimenti della Maserati.
Il Parco della acque ad est di Milano
Ad Andreas Kipar il Parco del Rubattìno ricorda la sua regione natale, ìa zona della Ruhr. Qui Milano non è più elegante ma piuttosto rurale e più grossolana e in questo rievoca Essen o Duisburg: archeologia industriale e natura a stretto contatto, Kipar parla di “poesia": “Si parla tanto delle periferie delle città. Basta curarle, dargli un proprio valore peculiare e non ricondurle a forza a uno standard, per scoprire che sono belle, molto belle". La riflessione di Andreas Kipar non sì ferma qui. Gli stabilimenti Maserati potrebbero diventare un “polo creativo" con un cinema, ristoranti, caffè. “Come a Monaco di Baviera". Sarebbe un'idea facile da commercializzare, si potrebbe dire: Quì c'era la Maserati, che è un gran nome".
Un'idea del futuro sì ha quando si arriva alla stazione di Porta Garibaldi, attorno alla quale si è sviluppato il quartiere moderno di Porta Nuova. Uscendo dalla stazione e guardando verso sinistra si vedono due torri residenziali slanciate, che paiono costruite con i mattoncini del Tetris. Sui diversi piani sono distribuite centinaia d'alberi. Si tratta del “Bosco Verticale" un complesso avveniristico che nel 2014 ha vinto l’lnternationàl Highrise Award.
Porta Nuova è un Parco circondato da grattacieli
Poco più in là, nella stessa direzione, una facciata in vetro punta decisa verso l'alto e termina con una sottile guglia. Il grattacielo alto 231 metti è la nuova sede centrale dell'istituto bancario Unicredit. La passeggiata conduce alla Piazza Gae Aulenti, intitolata alla celebre architetto cui si deve la trasformazione in museo della stazione parigina Gare d'Orsay. Al centro della piazza vi è una grande fontana, i cui zampilli s'innalzano ai ritmo delle note delle “Quattro stagioni" di Antonio Vivaldi.
Proseguendo si attraversa una passerella sospesa che porta al complesso di Porta Nuova Varesine. Si cammina senza intoppi, non vi sono semafori nè segnali di stop, non si è costretti a cambiare d'improvviso marciapiede. Il piccolo parco è circondato da grattacieli, al centro spicca uno spazio verde che ricorda la schiena di un rettile. Anche questa è un'opera di Kipar, anche qui regna il silenzio. “Provi a immaginarsi: arriva alla stazione stressato", dice Kipar, “per raggiungere la sua destinazione passa di qui a piedi, e arriva rilassato".

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