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domenica 18 aprile 2010

La Società Umanitaria e Riccardo Bauer

di Dario

Avevo quasi vent'anni quando un amico volle farmi conoscere Riccardo Bauer che a quel tempo era presidente della Società Umanitaria. Fu un incontro per me memorabile e, negli anni che seguirono, non trascurai nessuna occasione per continuare a rendergli visita. Pochissimi uomini che ho conosciuto personalmente durante la mia ormai lunga esistenza hanno inciso così profondamente sulla mia formazione politico-culturale. Nel clima di qualunquismo e di controriforma di oggi, non sono molti quelli che lo ricordano e mi stupirei se fosse il contrario.

Con Bauer ebbi modo di conoscere anche l'Umanitaria con la sua storia ultracentenaria, le sue strutture e le sue opere che hanno illustrato anche la nostra città di Monza. Ritengo opportuno accennarne anche in questa sede, seppure in modo necessariamente succinto.


La Società Umanitaria

La Società Umanitaria è un istituzione filantropica fondata a Milano nel 1893 mediante un lascito dall'imprenditore Prospero Moisè Loria.
Il principio fondamentale nella storia dell'Umanitaria è il binomio "Educazione è democrazia" e nell'assunto che il confronto di opinioni in un libero dibattito possa seriamente contribuire ad una libera circolazione delle idee che è essenza di ogni democrazia, nonché alla formazione della coscienza critica dell'individuo, considerato sempre come cittadino libero e responsabile.
Nella finalità di questa istituzione "l'azione principale era rivolta all'idea di cittadino (uomo, donna, giovane e anziano), che coniughi aspetti culturali ad istanze sociali e ad interventi nel campo dell'educazione e della formazione professionale, in modo che non ci fosse distinzione tra il fare e il sapere, ma in modo che entrambe le attività fossero utilizzate per contribuire a formare un individuo e renderlo cosciente dei propri diritti e doveri verso la società e la comunità di appartenenza".
Si trattava dunque di una missione squisitamente laica "una vera trasformazione dell'elemosina in una forma di assistenza sociale che non avvilisce, perché il beneficiario ha modo di meritarsela dignitosamente con la propria attività" come ebbe a scrivere nel 1908 il quotidiano il "Il tempo".
Tra le opere nella storia dell'Umanitaria vi è la Scuola per Arti e Mestieri situata ancor oggi nella storica sede di Via Daverio 7 dietro il palazzo di giustizia di Milano.




Oltre a ciò la Società Umanitaria operò una serie di iniziative ed interventi davvero notevoli, dalla creazione nelle principali città italiane di Uffici del lavoro, alla scuola del libro, dai quartieri residenziali popolari alla Casa degli emigranti, dalle scuole professionali di tirocinio operaio alle case dei bambini della Montessori, dai corsi serali di qualificazione e perfezionamento alla ISIA e all'Università di arti decorative alla Villa Reale di Monza e inoltre all'Istituto di credito per le cooperative popolari.




Il patrimonio edilizio e sociale dell'Umanitaria andò distrutto pressoché completamente nel corso dell'ultima guerra mondiale e le sue già notevoli risorse finanziarie furono dilapidate dalla gestione commissariale nel periodo fascista, ma seppe risorgere in grado di proseguire la sua encomiabile funzione educativa e sociale anche per merito di Riccardo Bauer, che ne fu il primo presidente del dopoguerra.


Riccardo Bauer


Chi era Riccardo Bauer? Naque a Milano nel 1896 e ivi morì nel 1982. Si era laureto in scienze economiche e aveva partecipato alla prima guerra 1915-18 nel corso della quale fu più volte ferito e decorato. Collaborò a "Rivoluzione liberale" di Piero Gobetti, fondò con Ferruccio Parri e altri la rivista "Il caffè" e fu uno degli organizzatori della fuga dall'Italia di Filippo Turati. Nel 1927 perse il suo lavoro all'Umanitaria e fu confinato a Ponza e Lipari. Liberato, organizzò con Ernesto Rossi e altri il Movimento "Giustizia e libertà" e nel 1930 fu arrestato di nuovo e condannato dal Tribunale Speciale a vent'anni di reclusione. Fu liberato alla caduta del fascismo e, dopo l'armistizio, fu fra i principali organizzatori della Resistenza a Roma e, dopo la liberazione della capitale, nell'Italia del nord fu uno dei dirigenti delle formazioni partigiane del Partito d'Azione.

Quando il PdA si sciolse tornò ad occuparsi dell'Umanitaria come presidente fino al 1968.

Riccardo Bauer è autore di numerose opere, alcune pubblicate postume. Dopo la sua morte è stata creata una fondazione che recail suo nome.

4 commenti:

Claudio ha detto...

Molte grazie, Dario (dovremo trovare il modo di incontrarci) per questo ricordo di Riccardo Bauer e della Umanitaria.
Anch'io ho avuto modo di conoscere il personaggio e la associazione che presiedeva quando avevo circa vent'anni. Purtroppo, e di questo me ne faccio una colpa,non ho coltivato questi rapporti negli anni successivi, e solo col tempo mi sono reso conto di avere rinunciato ad approfondire la conoscenza di persone di grandi intelligenza, umanità, e proposività. Mi resta comunque vivissimo il ricordo, a distanza di tanti anni, di quegli incontri.

ottavio ha detto...

Ho “conosciuto” sommariamente Riccardo Bauer nelle pagine de L’Espresso degli anni ’60, negli articoli che parlavano del (fu) Partito d’Azione. Ho capito meglio chi era nell’Elogio della galera di Ernesto Rossi, e mi fu confermato molto più tardi in Una storia italiana di Giuseppe Fiori.
Bauer era uno dei pochi italiani di schiena diritta che si opposero al fascismo. D’altronde, basta leggere la ragione sociale de l’Umanitaria per dedurne, come egli fece, una totale incompatibilità. Subì le vessazioni del regime, tra condanne e confino, insieme ai leader dell’antifascismo e insieme a tanti “sconosciuti” militanti che vengono ricordati nelle cronache dei protagonisti di quel periodo.
Quando sono venuto a Milano, fine anni ’70, pensavo non fosse più in vita. Altrimenti avrei cercato di conoscerlo anche di persona. Fui quindi colpito quando, pochi anni più tardi, lessi nel Corriere la notizia della sua morte. Per quanto fosse già cominciato il periodo della Milano da bere e il partito socialista avesse già effettuato la sua “mutazione genetica” la memoria della Resistenza era ancora fresca (e Aniasi era stato sindaco recentemente). Mi parve allora che la scomparsa di uno degli ultimi protagonisti degli anni più critici per il nostro Paese ebbe il rilievo che meritava.

Giorgio Casera

Anonimo ha detto...

grazie a Dario (bentornato)
per questa testimonianza,
in effetti un po' fuori dal tempo.

parlare oggi di Bauer,
degli ideali suoi e dell'Umanitaria,
è come riferirsi all'epoca dei dinosauri.

e non ci si riesce facilmente a spiegare
come in un lasso di tempo così breve
siano tramontati senza lasciare tracce
fenomeni come quelli ricordati.

in particolare mi sorprende e mi commuove
la distanza siderale tra la considerazione
riservata allora ai meno fortunati
paragonata a quella - bambini di 10 anni,
e nemmeno troppo intelligenti - in vigore oggi
nei confronti dell'intera società.

infine un groppo personale in gola
al pensiero di una stagione di borghesia illuminata
non di rado, lasciatemelo dire, di origine ebraica,
come appunto il Loria a Milano o i Segré a Monza,
a dispetto del pregiudizio sulla tirchieria giudaica.

Dario Chiarino ha detto...

Sono lieto dell'interesse suscitato per l'Umanitaria. L'Umanitaria svolge ancora una encomiabile attività nel campo sociale, in quello culturale e nella formazione professionale, non solo nella sede storica di Via Daverio a Milano, ma anche in Sardegna, a Napoli e a Roma. Il sottoscritto ne è tuttora socio.