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mercoledì 24 marzo 2010

the blog must go on

di alberto
me lo avessero chiesto a bruciapelo due settimane fa
non avrei mai detto che il legame con Primo
fosse così stretto e forte;
non avrei mai pensato che la sua assenza
si sarebbe fatta sentire in questa misura,
con questa intensità quasi di dolore fisico.

ora voglio provare a girar pagina,
sapendo benissimo che non avrebbe gradito
la mia, la nostra incapacità di riprendere la via.

c'è anche un problema di toni, per me,
che non sono capace di reggere quelli seri,
ma che in questo momento
non ho proprio voglia di scherzare.

Allora, per rompere il ghiaccio,
posso azzardare qualche riflessione
suggerita dal terremoto dell'Aquila e dalla rivolta delle carriole.















La nostra è una terra ballerina,
ogni tanto salta per aria e tira giù qualche paese;
altre volte il famoso sfasciume pendulo
si produce in spettacolari cascate di fango,
con risultati del tutto analoghi.



Lungo tutto il corso della mia vita le catastrofi si sono succedute
con periodicità variabile, ma con esiti del tutto simili:
a distanza di qualche lustro,
nei casi peggiori anche di molti decenni,
i paesi distrutti restano distrutti,
i malcapitati superstiti e le loro famiglie
seguitano ad abitare in baracche, progettate e concepite
per la brevissima durata dell'emergenza,
e sopravvissute a se stesse.

In una sola occasione, quella del terremoto in Friuli,
ho assistito ad una variazione di questo schema:
a pochi anni di distanza le ferite erano rimarginate
e il territorio, con i suoi abitanti, appariva in condizioni analoghe,
in qualche caso perfino migliori di com'erano prima della tragedia.

Ora mi piacerebbe riuscire a parlare
del terremoto dell'Aquila
senza farmi condizionare troppo
dai miei ben noti pregiudizi politici
e senza rancore verso il Protettore Civile
per il quale avrei incautamente potuto
mettere le mani sul fuoco,
e giuro che le ustioni mi fanno ancora male.

Ecco, possibile che a nessuno sia venuto in mente di informarsi,
di studiare, di capire, e di cercare di riprodurre
uno schema di intervento che aveva mostrato,
almeno in una occasione, di poter funzionare?

O c'era il timore di non riuscire a mangiarci sopra?
Faccio fatica a pensare che possa aver finito col prevalere
un cinismo così smisurato.

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