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domenica 3 gennaio 2010

Incontro di civiltà

di annalisa

Agosto 1980.
Siamo in viaggio con il nostro camperino tra Tunisia e Algeria. Da veri incoscienti attraversiamo coi bambini il difficile confine tra Tunisia e Algeria e ci inoltriamo in un paese bellissimo, selvaggio e poco abitato. Tra le montagne dell'Atlante e il mare: così doveva essere l'Italia più di cento anni fa.

Arrivati a Chetaibi, villaggio sul mare dove Alberto deve vedere qualcuno del comune per possibili lavori, veniamo presi in consegna da Ahmed. Ci trova un posto sicuro dove campeggiare, ci porta pane e cocomeri, e ci invita, cosa rara, a casa sua, a conoscere sua moglie e i suoi figli e figlie.
Nessuno sa che siamo ebrei, non è prudente. L'Algeria ha cancellato anche i cimiteri di una delle più antiche comunità della diaspora.
Ahmed, mentre ci porta, a passo di parata, in macchina a casa sua, ci da la sua versione della vera fede, l'Islam, convinto di parlare a dei cattolici. E' una conversazione tra le più illuminanti che abbia mai avuto, l'apertura su un mondo che non conosco che per sentito dire o per pregiudizi.
Veniamo accolti da re, ricoperti di doni e di dolci squisiti. Chelabiya, moglie di Ahmed, chiede: ma non avete una casa? Dobbiamo sembrarle zingari.
Ripartiamo. Pochi giorni dopo ci fermiamo per una notte in un villaggio-ghetto della Snam. Dopo quasi un mese vediamo un telegiornale italiano. A Bologna, nell'occidente civilizzato, scoppia la bomba della strage alla stazione.

2 commenti:

Solimano ha detto...

Annalisa, sui rapporti fra i tre monoteismi, ti racconto un mio fatterello che ha qualcosa di curioso.
Volevo fare una breve serie in rete, inserendo non solo i mono-teismi, anche i mono-ateismi. La serie -che forse prima o poi farò- era basata sull'impossessamento dei luoghi di culto (e il tuo discorso sui cimiteri spariti non ci si allontana di molto). Quindi il Pantheon di Roma divenuto chiesa cristiana, Santa Sofia di Costantinopoli divenuta moschea, la sinagoga di Toledo divenuta Santa Maria la Blanca... ma anche Notre Dame de Paris divenuta Tempio della Dea Ragione e Sant'Isacco di Pietroburgo divenuto Museo dell'Ateismo.
Solo che Nicola (mazapegul in Stanze all'aria) mi ha detto: "Guarda che tanti templi pagani si sono salvati solo perché trasformati per un utilizzo diverso, altrimenti non ci sarebbero più". E son rimasto lì, col mio politeismo selettivo un po' imbronciato.
Per il resto, bisognerebbe partire e stare sulle persone, perché le ideologie le riducono spesso a meta-persone e non va bene. Non è l'uovo di Colombo, ma la strada è quella, l'unica.

grazie Annalisa e saluti
Primo

ottavio ha detto...

Sono stato nel Nordafrica solo in due occasioni “turistiche” (Marocco e Tunisia) e quindi ho avuto una visione molto filtrata della loro realtà.
Mi è stato sufficiente comunque a fare una prima distinzione tra le aree che vivono di e a contatto con il turismo e quelle che ne sono lontane: in queste ho riscontrato altra dignità, altra cultura, che varrebbe la pena approfondire (mi ha colpito l’interesse di miei due colleghi per la cultura araba: da quando sono andati in pensione trascorrono lunghi periodi nel Nordafrica e in Medio Oriente, fuori dagli scontati itinerari turistici).
In ogni caso ci sono testimonianze dirette ed affidabili che aiutano a farsi un’idea della loro civiltà.
Una, molto simpatica, è quella di Matteo Scarabelli, che ha fatto un viaggio in bicicletta intorno al Mediterraneo. Ne ha ricavato un libro (C’è di mezzo il mare, Ediciclo ed.) che ha presentato al Libraccio di Monza un paio di anni fa. Scarabelli, partito da Roma, approda a Tangeri (Marocco) dopo due settimane. Da allora pedala lungo la costa del Nordafrica fino ad arrivare, dopo mesi, a Tripoli del Libano, incontrando, ovviamente, anche situazioni difficili, alcune previste (come l’ostilità tra Algeria e i confinanti Marocco e Tunisia) altre no (tra tutte quella di trovarsi in Libia quando l’ineffabile Calderoli si è esibito in TV con la maglietta dei versetti satanici).
Ma in ogni circostanza, un Paese o un altro, in città o nei villaggi, Scarabelli ha sempre potuto contare su una virtù di quei popoli: l’ospitalità verso il forestiero.
Forse possiamo imparare qualcosa nell’incontro di civiltà.

Giorgio