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lunedì 7 dicembre 2009

Roma città aperta

di roberto

Chiariamo subito. Lungo le strade di Roma tra Piazza della Repubblica e Piazza S. Giovanni non c'erano novantamila persone e neanche un milione. Il dato numerico, tutt'altro che indifferente, cede però il posto alla sensazione che qualcosa di diverso si sia manifestato e abbia scosso le fondamenta dei palazzi romani.


I giovani lì raccolti erano questa volta maggioranza e chiedevano attenzione per un paese guidato da una classe dirigente inadatta e pericolosa incapace di farsi guida ed esempio e anzi volta ad assolversi e a perpetuarsi con la violenza del ricatto politico e del controllo mafioso.

Il metodo politico divenuto metodo mafioso. I loro cachinni, i loro saltelli e la sfilata carnascialesca di fantocci con un'unica maschera rappresentata nelle sue mille variazioni sono il volto nuovo di una richiesta di cambiamento non mediata dai partiti, alcuni al seguito, altri impantanati in un tatticismo da palude, una richiesta che nasce dal web, prolungamento della voce di tutti quelli che lo vogliano.



La richiesta è di dare legalità, dignità al paese e libertà, giacché, come dice Monicelli, senza uguaglianza, giustizia sociale e diritto al lavoro non c'è libertà.

Roberto

6 commenti:

ottavio ha detto...

La vera novità della manifestazione è stata l'ideazione, lo sviluppo e la mobilitazione via web. Forse è la prima volta che succede in Italia e questo può aprire spiragli di speranza per il futuro.
Il problema ora è trovare rappresentanza politica alle istanze del movimento viola. Cosa non semplice nè scontata. Io ho fatto i girotondi qualche anno fa, e non è finita proprio bene...

giorgio casera

Solimano ha detto...

Anch'io ho fatto i girotondi, e la scossa c'era stata: la Festa di Protesta in Piazza San Giovanni è fra i miei ricordi più belli.
Ci misero tre anni, i partiti, a riassorbire la spinta e i motivi furono tanti compreso l'immeritato ossequio: occorreva stargli col fiato sul collo, non scodinzolare, e vabbè (anche qui a Monza).
Che spazi ci sono?
1. Lo spazio prepolitico, che non è una stupidata, ma un'opportunità, e noi siamo attrezzati meglio (il mio blog sul cinema è in fondo anche uno spazio prepolitico, è solo un esempio, ma è un esempio che funziona, non perché lo dico io).
2. Attività in rete non individualistiche, ma di gruppi non grandi ma fasati pur nelle differenze. Altrimenti, sull'individualismo, diventi il povero untorello che non spianta Milano. Un gruppo anche piccolo ma fasato può fare molto di più di quel che si crede. Per questo rompo le scatole.

grazie Roberto e saluti
Primo

Anonimo ha detto...

Queste manifestazioni sono - possono essere - anche belle a vedersi. E quella "viola" certamente lo era, non fosse per altro, per la grande partecipazione di giovani, che per giunta se l'erano organizzata in gran parte da soli. E anche se qualcuno - il solito Di Pietro - ha cercato di appropriarsene, non credo ci sia riuscito più di tanto.
Ma il problema vero - di questa, ma anche di altre manifestazioni analoghe - è quello che dice Giorgio: occorre che quelle folle abbiano una rappresentanza politica che ne coltivi e faccia crescere la forza innovatrice che questa volta, senza dubbio, c'era. Ma senza rappresentanza, com'è successo altre volte in passato, tra due giorni non se ne parlerà più, e tutto sarà ancora una volta dimenticato.

Toti

Anonimo ha detto...

non ci lasciamo abbattere
dalle musate che abbiamo battuto tutti,
magari questa volta andrà meglio.
e per ora godiamoci questo privilegio
un inviato tutto nostro
che ci ha riportato immagini e sensazioni
di prima mano.
grazie Roberto

Solimano ha detto...

Caro Toti, si fa presto a dire "il solito Di Pietro" (che tu ed io non votiamo). Occorre chiedersi da dove provengano le vagonate di voti che ha preso Di Pietro. Gente con l'anello al naso? Gente 'gnorante?
O si tratta della maggioranza delle persone che parteciparono ai girotondi e che si sono sentite - e si sentono - prese per i fondelli? Mi ricordo bene. Sembrava che i nemici fossero i girotondi, non Berlusconi. Abbastanza spesso penso che il nostro senso di responsabilità sia stato eccessivo, perché è divenuto un alibi per il senso di irresponsabilità di leaderini che conosciamo bene, che oggi hanno la faccia tosta di dire che "bisogna tornare allo spirito originario dell'Ulivo".
Ti ricordi, come lo trattavano, lo spirito originario dell'Ulivo? Almeno dicessero, "scusate ho sbagliato". Capita, di sbagliare. Cerchiamo di non dimenticare queste cose: chi fa questi giochetti trasformistici non ha nessuna credibilità, ma solo molte giacche nell'armadio. Saremmo noi, altrimenti, ad avere l'anello al naso.

grazie e saluti
Primo

Anonimo ha detto...

mi è dispiaciuto che Bersani non abbia detto:
senza bandiere,
perché non ci vogliamo mettere il cappello,
ma in piazza ci saremo tutti.

mi è dispiaciuto che Veltroni
si sia già dimenticato
di aver fatto la parte del bersaglio
per tutto il tempo della sua segreteria
e abbia cominciato a sparare
sul quartier generale
secondo le peggiori tradizioni.

mi piacerebbe,
magari in modo prepolitico,
riuscire a trasmettere
al suddetto quartier generale
i sensi del nostro giramento
di corbelli.